Beni durevoli

Dio benedica il consumismo!
Quello che posa un velo di frivolezze sulle fratture dell’anima.
Con la sua leggerezza, mentre distrae il cervello tenendolo indispensabilmente impegnato, mi evita di cadere negli abissi più profondi della delusione, così maledettamente vicini.

Dio benedica il capitalismo!
Quello che circonda di stereotipato benessere il cuore, a fronte, soltanto, di una mensile privazione monetaria.
Con un’autorizzazione di precario consenso, consola un battito ferito, impoverendone il potere di acquisto per molto tempo. Mi dona, così, senza null’altro chiedere in cambio, la finta impressione di riprendere un ritmo accettabile, come fosse prima e non dopo.

Dio benedica l’illusionismo!
Quello che è in grado di manipolare, con prestigio, il valore posato sulla libra delle emozioni.
Con grande arte e maestria lenitiva, non troppo celate, scardina, per un periodo limitato nel tempo e nello spazio, il significato di bene durevole fissato lì nei miei occhi, accostandolo più semplicemente a un oggetto che a una persona pensante e dotata di libero arbitrio che sconfina e si interseca con il mio obbligato rammarico.