Meno fredda di quando ci venimmo insieme.
Meno romantica di quando abbracciati sfidammo quel freddo con le fodere dei nostri cappotti.
Meno nostra, decisamente.
Più mia, finalmente.
Questa volta la partita al Risiko dei sentimenti mi ha visto avanzare su territori che prima erano del “Comune Impero”, in netta decadenza da diversi giorni, mesi, anni… e mi ha visto strappare via, anche senza troppo dolore, quel grande pezzetto di finta terra – costellata da arte, vecchi ponti e disincanto – con pochi carri armati. Che stavolta son bastati. A me.
E per la prima volta, una delle nostre città è diventata mia.
Non ci sarà una contromossa, lo so bene. Abbiamo smesso di giocare allo stesso tavolo da tempo. Ma c’ho piantato lo stendardo e bandiere fiere e svolazzanti di un nuovo rinascimento.
Dio! Mi sembrava impossibile.
Eppure, quel pezzo di Lungarno è mio, ora.
Una di quelle conquiste che lascia il segno, che dà il via. L’elemento scatenante. La mossa che cambia il corso della partita, che lo decide e lo impone. L’inizio della fine, quella vera, quella sofferta, maturata, mai accettata, ma portata a termine, conquistata inconsciamente, alla fine. Oggi.
Importante, come quando metti in buca la 15 e non stai giocando alla 8*. Quasi come un goal all’87esimo, quando il tempo chiede ancora – e lo esige – un po’ di sforzo alla difesa: chiudersi e mantenerla alta ancora per un po’. Fino a sentire il triplice fischio, con l’adrenalina in corpo e l’ansia nella testa, sperando di correre sotto la curva insieme ai tuoi compagni, che in questo caso siete tu, il tuo cuore stanco, la tua testa sofferente, i tuoi occhi liberi e un velo di leggerezza al posto dei parastinchi.
Oggi qualcosa è cambiato, anzi sta cambiando. È ancora la fase di evoluzione di questo distanziamento affettivo calato dall’alto dal nostro orgoglio, bollinato dalla nostra codardia di cambiare le cose (altro che DPCM).E non bastano di certo quei 3 minuti per portare a casa questo tipo di vittoria. Ci sono i minuti di recupero, i supplementari, i rigori che possono durare anche troppo (lo abbiamo visto in una delle ultime partite del Milan).
Questa è ancora la fase in cui chiedo, a chi è stato testimone della nostra tempesta, di non evocare nostalgie inutili, di mettere a tacere strade e pareti, di dare un nuovo volto alle cose.
Così… come inconsciamente ho chiesto a Firenze che ora di te quasi non trattiene più nemmeno l’ombra di un ricordo. Quasi non trattiene più nemmeno l’ombra. Quasi non trattiene più. Quasi non. Quasi, tu!
*giocando alla 8: gioco del biliardo Palla 8, dove i punti non si segnavo secondo il numero presente sulle bilie imbucate. Se vi capita, trovate qui le regole del gioco.

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