Roma “damme na mano”

Sarà il tempo, la pioggia, lo scooter e non la macchina a disposizione, la cervicale, il covid… ma quest’anno, a differenza dello scorso, per me che sono un po’ fissata con le ricorrenze, non sono andata in giro ad osservare le bellezze di Roma per ringraziarla, in ogni caso, di tutto quello che mi ha donato e sbattuto in faccia in questi due primi anni.

731 giorni (con tanto di bisestile) che sono volati, così, quasi effimeri, durati quanto un soffione tenuto sù da pollice e indice vicino a due labbra pronte e farlo volare. Cosi labili e cosi ricchi di momenti di poesia, di persone, di abbracci e di vino, di gabbiani maledetti, di palazzi e terrazze incantate, di ansie e piccoli traguardi, di scadenze e soddisfazioni, di mancanze e di consapevolezze, di scoperta e di leggera perversione allo stesso tempo.

Due anni fa come oggi ero al mio primo giorno di lavoro in un ufficio di 3000mq, dopo essere passata prima dalla scalinata di Piazza di Spagna. Ero piena di entusiasmo e adrenalina. Era strano incominciare qualcosa che non avevo mai fatto prima. Una sfida di quelle che piacciono a me e che, senza troppo vanto ne falsa modestia, mi riescono alla fine quasi sempre.

Due anni fa come oggi c’era il sole, era il primo compleanno di mia madre vissuto da lontano, era la paura di non riuscire a fare bene, era la voglia di fare meglio degli altri, era finalmente la prima posa della lastra di basolato della mia strada, MIA.

Due anni fa ero qui a tracciare il mio percorso usando grandi lastre bianche verso un orizzonte troppo buio. Un percorso pieno di incroci e piazzole di sosta, di salite e discese, di corsie di accelerazione e strade chiuse. Di vita, in ogni caso.

E a quelli che dicono che Roma è disorganizzata, che è un macello, che non è una città nella quale vivere ed è abbandonata forse hanno ragione. O forse, non hanno mai fatto Brindisi Papola Casale-Otranto col SalentoinBus in agosto.